" - Alpi 2002 - "
5 ° giorno

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By Microsoft Map Point

Sveglia presto, si parte, oggi giornata di spostamento da Briancon in Valle d'Aosta.
Sarà una giornata epica ed indimenticabile di quelle che ricordi per sempre, una di quelle giornate che ti segnano, ti rimangono ben impresse nella memoria come pilastri, punti di riferimento dell'esperienza di un mototurista. Affronteremo un viaggio con mille peripezie ed imprevisti, faticoso ma "UNICO".
Il cielo è cupo ma ormai nulla ci spaventa. Da Briancon saliamo nuovamente sul Monginevro, ma questa volta solo di passaggio appena scesi a Cesana Torinese per accelerare i tempi, visto che siam carichi di bagagli prendiamo l'autostrada per circa 30 km. fino a Susa (4 €uro a moto!!!).
Decidiamo di risalire per il Moncenisio e sconfinare in Francia.
La salita diventa sempre più ostile e la pioggerellina si trasforma in una pioggia fitta e gelata che rende l'asfalto viscido e pericoloso e ci congela le mani. Fa molto freddo. Neanche siamo partiti e già siamo zuppi, sfiniti e congelati. Su in vetta ci rifocilliamo con 2 giri di grappa (13 €).
Le mani sono quasi ibernate ed i guanti son diventati 2 spugne di ghiaccio. Un consiglio: quando andate sulle alpi, portatevi sempre dietro dei guanti di scorta.
Scendiamo a Lanslevillard e proseguiamo verso il Col de l'Iseran. Continua a piovere senza sosta ed in modo battente... La situazione è critica quindi non per fame, ma più che altro per riscaldarci, ci fermiamo per pranzo a Bonneval ai piedi del colle. Siamo bagnati e congelati come pulcini... l'acqua è penetrata da per tutto, guanti, tuta, maglie, sotto casco, imbottite, incerate, stivaletti, bagagli, tutto bagnato.
Organizziamo una stesa sulle panche di legno del ristorante francese finora il più accogliente e carino incontrato. Il bagno si trasforma in una stireria. Con l'apparecchio per asciugare le mani cominciamo a fonare stivaletti guanti e maglie. Mangiamo una bistecca, non male, e le solite patatine fritte... E' incredibile come riescano a metterle da tutte le parti.
Dopo pranzo il tempo sembra averci dato tregua e la pioggia è diventata fine fine. Tutti contenti ci dirigiamo verso le moto, ci mettiamo i caschi, ma dopo pochi tornanti ricomincia a piovere di brutto, era solo un'illusione, è solo l'anticipo di ciò che succederà.
A circa metà salita sul Col de l'Iseran siamo dentro alle nubi, la temperatura è bassissima, l'asfalto viscido, il panorama quello è sempre stupendo per quello che si riesce a vedere. La visibilità è ridotta a pochi metri anzi è quasi nulla.
Io faccio strada aiutato da una macchina, riuscivo a malapena a vedere gli stop, si sale a 20 km/h. Ringrazio quell'automobilista che mi ha fatto strada altrimenti credo fosse stato impossibile continuare l'ascesa. Continuiamo a salire, la temperatura continua a scendere, altimetria e temperatura oggi sono inversamente proporzionali, la visibilità continua a diminuire e la pioggia diventa neve, si avete capito bene NEVE, ci ritroviamo in men che non si dica in mezzo ad una vera e propria tormenta... le strade sono vuote, il silenzio ci attanaglia, la moto va con un filo di gas, niente freni, solo marce e motore, il gelo ci quasi ci paralizza, le mani non rispondono più ai comandi.
L'umidità ed il freddo ci pervadono fin dentro le ossa... apro la visiera perche non si vede più niente... a 2700 non c'è la riga di mezzeria. Dove sono i tornanti...dove và la strada???
Ai lati la neve che scende fitta crea una coltre di nebbia... i fiocchi arrivano sul viso come chiodi pungenti, gli occhi lacrimano, è un misto fra freddo ed emozione. Tutto ciò è molto rischioso, ma anche molto avvincente, l'adrenalina supera la preoccupazione quasi non senti più freddo.
Cominci a godere della situazione anche se è azzardata e se basta un niente per andare per terra, non puoi chiedere aiuto a nessuno sei tu contro la natura. Ma d'altronde viaggiare in moto è anche questo.
Gli ultimi 5 km son sembrati 50, non si arrivava più. La visiera si appanna ad ogni respiro e si copre di neve, circa ogni 300 metri devo passare la mano sinistra a mò di tergicristallo sul casco ma niente da fare bisogna tirarla su, e la neve fitta, entra nel casco. Arriviamo su per primi, scendiamo dalla moto colpiti da una gioia inspiegabile, scordandoci del freddo cane e del fatto di essere completamente zuppi e surgelati come dei bastoncini findus. Cominciamo ad esultare, abbiamo scalato l'Iseran (2770 metri) sotto una tormenta di neve.
Credo che Massimo non abbia mai imprecato così tanto su di me nella sua vita, infatti dopo me lo confesserà più tardi. Siamo stati fermi sul passo una decina di minuti tanto è bastato per vedere il cupolino del mio CBR avvolto da uno strato di neve di almeno 5 cm. Ma non siamo gli unici. Altri motociclisti, una coppia di italiani e qualche tedesco (sempre mitici i tedeschi con i loro BMW) sono nelle stesse nostre condizioni. Hanno le mani nei capelli, sono fermi attoniti. Li abbiamo lasciati li, probabilmente si son fermati nel rifugio in vetta aspettando il giorno seguente. Ma noi dobbiamo proseguire, dai ragazzi forza e coraggio. Dobbiamo scendere prima che la neve attacchi per terra. Dopo le solite foto di rito, ci buttiamo in discesa, la neve aumenta e la visibilità sarà di 5 metri o poco più, non vedo la striscia dell'asfalto, mi faccio guidare dall'erba a bordo strada, scendo con la seconda inserita senza gas a meno di 20 km/h.

Non sapevo come fare, volevo fermarmi, ma chi si ferma è perduto. Mi faccio coraggio e continuo a scendere con la mano sinistra sotto al cupolino a cercare un pò d'aria calda che viene su dal motore, cercando di scongelare almeno una mano. Durante la discesa, subito dopo un tornante, riusciamo a scorgere alla nostra destra un automobilista fermo che ci fotografa (chissà cosa avrà pensato quel tizio...). Intanto man mano che si scende, la visibilità aumenta e per fortuna smette di nevicare, ma continua a piovere. Sono 5 ore che siamo sotto l'acqua!!! Guardo su tra i tornanti fatti per riuscire a scorgere i fari delle moto dei nostri amici ma niente nemmeno l'ombra. Li abbiamo seminati. Le mie doti da discesista si son fatte valere anche in queste condizioni. Arrivati in Val d'Isere ci fermiamo a caccia di un altro bar per farci un'altro grappino. Eravamo tutti bagnati ed intirizziti dal freddo. Massimo e Maurizio mi hanno detto che se non mi fermavo mi avrebbero lasciato proseguire da solo.
Anche in questo Bar Ristorante, facciamo la nostra bella figura da extraterrestri tutti abbardati nelle nostre tute. Asciughiamo gli indumenti sul camino e ci rinfranchiamo un pò, il peggio è passato. Ora tocca al Piccolo San Bernardo per rientrare in Italia, speriamo non nevichi anche li!!!
Ci rimettiamo in moto e proseguiamo. Il cielo non porta niente di buono e una leggera pioggerellina che ormai sembra come il sole di primavera, ci accompagna.
La salita al piccolo San Bernardo (2188 metri) è avvolta da nebbia, non piove, ma fa un freddo cane. La affrontiamo con cautela ed in men che non si dica ci ritroviamo in vetta. Solite foto di rito anche qui senza levare il casco per la temperatura proibitiva e giù in discesa verso Courmayeur. A La Thuile facciamo rifornimento di benzina ed il gestore ci dice che per Aosta c'è ancora mezz'ora con la statale. Meno male non vediamo l'ora di arrivare... e così sempre sotto una leggera pioggia fastidiosa siamo ad Aosta, prendiamo posto nel nostro albergo 5 stelle super lusso che non ha nemmeno l'acqua calda per farci una doccia rigenerante. A fine giornata ci confesseremo che non credevamo mai di essere riusciti a guidare le moto in quelle condizioni estreme.
Giorno 6

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